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CARTIERA DI VILLANOVA DELLA CART

Cartiera di Villanova della Cartera

Titolo: Cartiera di Villanova della Cartera

Descrizione: Cartiera seicentesca della Repubblica di Venezia costruita nel sito di un mulino trecentesco, immersa in un’area verde golenale lungo la Roggia del Molino (antico ramo del Tagliamento, modificato per poterne sfruttare il dislivello idraulico) e a breve distanza dal fiume Tagliamento. La struttura dà il nome alla frazione più settentrionale del comune di San Michele al Tagliamento.

È molto probabile che la cartiera di Villanova sia stata voluta dalla nobile famiglia veneziana dei Barbarigo, proprietaria del vicino feudo di Fraforeano (sulla sponda opposta del Tagliamento), che nei primi anni del Seicento riconobbe nel sito del molino di Villanova il luogo ideale per la produzione di carta, all’epoca molto richiesta dalle numerose tipografie veneziane. Successivamente la cartiera venne acquisita dalla famiglia Mocenigo, che possedeva una tipografia nel vicino centro di Alvisopoli. Presso la cartiera veniva prodotta una carta di pregio ottenuta dalla lavorazione di cenci di alta qualità, provenienti dall’antica folla di Morsano al Tagliamento.

La cartiera costituì anche la residenza della famiglia del maestro cartaro, il cui ruolo prevedeva la formazione e il controllo degli operai. Per un periodo l’edificio funzionò sia come mulino che come cartiera, dal momento che la produzione di carta avveniva soprattutto in primavera e in autunno, per evitare sia il caldo vento estivo che l’umidità invernale. Dalla prima metà del Settecento il lavoro della cartiera iniziò gradualmente a calare a causa dell’evoluzione dei procedimenti per la produzione della carta, che per ragioni di costi cominciava ad essere prodotta prevalentemente a partire dal legno, invece che dai cenci.

All’inizio del ‘900, sul lato sinistro del corso d’acqua, venne costruita una centrale idroelettrica per volere di Vittorio Biaggini, uomo lungimirante che con i propri mezzi fornì la luce elettrica a San Michele al Tagliamento, San Vito al Tagliamento e Latisana. Il salto d’acqua di 2,5 metri permetteva alle turbine (una delle quali è ancora presente) di generare corrente elettrica. L’impianto idroelettrico restò in funzione fino al secondo dopoguerra.

Negli anni 2000 l’edificio è stato ristrutturato grazie al cofinanziamento dei Programmi gestiti da VeGAL e dall'Amministrazione Comunale: Leader Plus 2000-2006 e Asse 4 Leader PSR 2007-13.

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